sabato 27 luglio 2013


Successo per l’opera “Mena” tra melodia pop e lirica.
Applauditissima l'esecuzione del maestro Ferrauto
Serata riuscita lunghi applausi per Plinio Maggi e Carlo Majorana Gravina
di Lella Battiato

 
CATANIA - Il “Centro Ulisse” di Catania ha aperto la sua splendida terrazza con un appuntamento ben riuscito e pienone alla prima, per “Mena” melodramma che ritorna a Gela il 28 luglio e il 3 agosto, probabilmente, di nuovo a Catania. Ouverture di alto livello per la “Festa dell’Opera Mediterranea”, il nuovo appuntamento con la grande musica lirica organizzato dalla “Camerata Polifonica Siciliana”, presidente Aldo Mattina; direttore artistico, Giovanni Ferrauto, un festival legato sia alla tradizione operistica, ma anche alle novità per produrre cultura e buona musica. Fortunatissimo allestimento dell’opera “Mena” di Plinio Maggi compositore e librettista insieme a Carlo Majorana Gravina, irrompe nella nostra quotidianità e vive nuove dimensioni, un design creativo musicale scenico di impatto, che ci fa capire che sta cambiando il modo di vivere la musica, affascinando nella serata il copioso pubblico. Un capolavoro di Giovanni Verga rielaborato e, in particolare, racconta l’amore irrisolto di Mena ToscanoAlfio Mosca, con un’azione che si svolge durante il primo decennio dell’unità d’Italia e si apre l’8 settembre con la festa della Madonna bambina ad Ognina per continuare a svolgersi nella piazza di Trezza e il Vescovo Mons. Gristina sottolinea “un’iniziativa che rievoca pagine assai belle dell’opera de “I Malavoglia” in un contesto così speciale e caro allo stesso Verga quale è il porto di Ognina”. Un linguaggio melodico armonico e drammaturgico che caratterizza “Mena” con un’evidente atipicità: “la spontaneità melodica di Maggi che affonda le radici nella tradizione della canzone italiana d’autore e la sensibilità contemporanea”, come chiarisce il maestro Ferrauto che ha orchestrato l’opera, in modo coinvolgente piena di sfumature, con buon equilibrio orchestrale che ha rispettato le voci, privilegiando le parti più intense e passionali. La “Camerata Polifonica Siciliana” si avvale della preziosa sinergia con la Repubblica del Kazakistan, che sostiene il progetto con la partecipazione della rinomata orchestra di Stato del Teatro dell’Opera di Astana, capitale della nazione kazaka. Nell’ambito del progetto è stato realizzato un workshop corale a cura di Giovanni Ferrauto, al quale hanno partecipato quattro importanti ensemble siciliani: “Perfecta laetitia Sancte Johannes” di Gela, “Sine Nomine” di Giarre, e “Alma Redemptoris Mater” di Scordia, diretti dai maestri Francesco Falci, Antonino Visalli e Giovanni Catalano. Maggi si è ispirato ai “Malavoglia” verghiani. “I tre atti di Mena – chiarisce l’autore – sono un omaggio all’anima etnea, rielaborata attraverso il capolavoro di Verga, e in particolare l’amore irrisolto di Mena e Alfio. Carlo Majorana Gravina che ha curato in maniera attenta e filologica il libretto, tessendo la dinamica della storia con una bipolarità stilistica, rispettando usi e abitudini del contesto terraneo, osserva “si è combinato il linguaggio semplice con un sentire profondo e intenso”. Crea alcune fasi narrative in cui Mena si agita di dolore, ma con rassegnazione anche se le nubi si addensano nella mente della fanciulla. Interpreti: Mena, soprano, Chiara Vyssia Ursino bella voce, timbro importante, colore piacevole con appoggiature ben eseguite e nel duetto iniziale si notano i passaggi. Apprezzabile strappando lunghissimi applausi la splendida aria che si traduce nella preghiera “Santa Maria del mar”; Alfio Mosca, tenore, Yuri Corace Cassarà sa portare nel suo canto una serie inesauribile di colori; Padron  ‘Ntoni, baritono, Salvatore Todaro una vocalità particolare, a volte spinta, a volte molto morbida usando molti colori per rendere la bellezza musicale; Maruzza,  mezzosoprano, Concetta Cannavò con alle spalle una bella carriera, sa portare sulla scena arie difficili che va sugli acuti, espressi egregiamente e altre sulle note centrali per esprimere drammaticità. Completano il valido cast Cipolla, tenore, Vincenzo Lo Presti, Pie' di Papera, baritono, Tommaso Caramia, Voce dal popolo, mezzosoprano, Melissa Minardi. Voce narrante. l’attore Fabio Costanzo.  E' la voce recitante che mantiene viva l’epoca di riferimento e dà espressione alla mutevolezza delle scene travolgenti di passione. Regia eccellente di Turi Giordano che si è rifatto a “La terra trema” di Visconti ambientata fine anni ’40 “ho preferito utilizzare colori bianchi e neri tipici del neorealismo, solo lo sfondo è un po’ colorato, è un mare che incombe e porta disgrazie. Ho cercato di attualizzare certe scene come quella della protesta, i popolani (il coro) contro i cattivi amministratori che aumentano le tasse”. Colpiscono la vivacità e la disciplina del coro, un bell’allestimento imponente che nonostante legato al contesto storico in cui si inserisce la vicenda riesce ad essere attuale, un dramma in azione, in cui gli eventi si svolgono velocemente avvincendo il pubblico con una musica incisiva e fortemente evocativa.



(pubblicato dalla Redazione di Società e Media)

martedì 23 luglio 2013


Inaugurata al Castello di Calatabiano la mostra
Codice Temporale di Silvio Porzionato
 
 

Codice Temporale di Silvio Porzionato è il titolo della mostra a cura del MacS (Museo Arte Contemporanea Sicilia) di Catania, che, domenica 21 luglio 2013, è stata inaugurata  nell’incantevole cornice del Castello di Calatabiano.  In rassegna 112 dipinti che narrano l’incedere del tempo mediante volti di personaggi dalle suggestioni tangibili, attingenti al reale, nei quali è possibile riflettersi. La mostra rimarrà aperta la pubblico fino al prossimo 6 gennaio 2014. “Durante il mio primo soggiorno in Sicilia, dove mi sono recato per visitare il  museo MacS, ancora in costruzione, sono stato invitato dall’Ing. Sebastiano Di Prima e dal Direttore del MacS, Sig.ra Giuseppina Napoli, al Castello di Calatabiano - ha dichiarato Silvio Porzionato, autore di “Codice Temporale” -. Di fronte allo spettacolo del Castello, ho avvertito il grande fascino di quel luogo depositario di una storia millenaria e testimone delle civiltà del Mediterraneo che lo hanno abitato. Allora ho cominciato a pensare al tempo al modo in cui potevo, fuori dalle logiche scientifiche, filosofiche, storiche, apportare un mio personale contributo con gli strumenti che frequento e che mi sono propri. Il risultato di questo pensiero è  “Codice Temporale”,  una mostra che è un’istallazione pittorica creata per il Castello di Calatabiano e sul Castello di Calatabiano, per raccontare lo scorrere del tempo attraverso i volti dei miei personaggi. Il mio desiderio è quello di riuscire così a fondere il concetto del tempo che ho elaborato con quello che è espresso dal Castello: questo suggestivo Castello lo racconta attraverso le sue pietre, io attraverso le mie opere”. “In linea con la filosofia del MacS che intende perseguire un’unione tra passato e presente, tra antico e contemporaneo, in un dialogo con la storia dell’arte di tutti i tempi, abbiamo scelto di portare la personale “Codice Temporale” di Silvio Porzionato, talentuoso artista piemontese, in un luogo che unisce in sé tempo e memoria e che è il sito perfetto per apprezzare le straordinarie opere di questo artista che restituiscono visivamente il tempo dell’uomo - ha dichiarato Giuseppina Napoli, Direttore del MacS -. Il Castello di Calatabiano è infatti un sito storico tra i più importanti e suggestivi della Sicilia Orientale che, dopo un’imponente opera di restauro e innovazione tecnologica è oggi visitabile e frequentato da 40/50.000 visitatori l’anno che lì ritrovano la storia della civiltà e dei popoli del Mediterraneo. Nelle sale del Castello verrà ospitata la personale “Codice temporale” che è un’istallazione contemporanea-figurativa; si tratta di 112 tele create appositamente dall’artista che è rimasto così colpito e suggestionato da questo luogo millenario, tanto da volerlo “vestire” con una mostra il cui tema è il tempo inteso cronologicamente e percepito dall’uomo nell’unico modo reale, cioè attraverso il suo scorrere fisico, lo scorrere del tempo sull’uomo”. Il concetto di tempo così come l'arte stessa sono invenzioni e prerogative tutte e solo umane, strettamente legate fra di loro - ha commentato il Curatore Artistico del MacS, Alberto Agazzani -. È infatti anche per vincere la misteriosa fatalità del tempo ed il vuoto che esso provoca che i nostri antenati inventarono l'arte, ossia un “mezzo” in grado di donare immortalità alla memoria di coloro divorati dall'insaziabile e ineluttabile voracità di Chronos. Il ritratto, dunque, sin dalla sua origine sacra, quel velo della Veronica modello di ogni icona ortodossa, nasce per riempire il vuoto che l'oblio del tempo provoca, tramandando una memoria oltre e attraverso il tempo stesso, così tentando di vincerne il terribile, fatale oblio. Nel Castello di Calatabiano, luogo nel quale millenni di storia trovano forma e sostanza, Silvio Porzionato, ritrattista infallibile e come tale fine psicologo, lancia la nuova, inedita sfida a Chronos attraverso un'installazione composta da oltre cento ritratti, ognuno dedicato ad ogni anno di una ideale vita: una galleria sterminata di “specchi di Chronos” resa ancor più suggestiva dalla severità delle mura millenarie del castello. Significativo e concettualmente centrale risulta la circostanza per la quale i soggetti di questi ritratti appartengono ad una normale e qualunque quotidianità, scelta che trasforma ogni tela in una sorta di ideale specchio attraverso il quale osservare lo scorrere del tempo sul volto e nell'anima di ognuno di noi, cogliendo in maniera vivida, profonda e psicologicamente sottile, come solo la pittura può compiere, quell'inquietudine o serenità fuggente e sfuggente sottesa fra un attimo “che non è più” ed uno “che non è ancora”. Attimi di cosciente consapevolezza che nel loro insieme trasformano ognuno dei nostri volti (e quindi delle nostre vite) in simulacri di storie in costante divenire, uniche ed irripetibili”.
R.S.

 

 
Ars Theatri protagonista di Etna in Scena con la commedia “Lustru di luna” di Angelo Scammacca
 
 
“L'avidità non ama che il denaro, cosa non certo tipica dei saggi; è sempre inesauribile e insaziabile, né l'abbondanza, né la penuria di mezzi riescono a placarla”. La riflessione di Gaio Sallustio Crispo centra perfettamente il messaggio (seppure trasmesso in chiave interamente comica) della commedia “Lustru di luna” di Angelo Scammacca che è stata presentata con successo all’anfiteatro comunale di Zafferana, per “Etna in Scena”. Coinvolgente il plot. L’anziano e facoltoso Neddu Scuderi scompare dall’Ostello Paradiso, una casa di riposo che sembra una gattabuia. L’uomo, dopo aver appreso d’essere padre, scappa rinvigorito dal desiderio di trovare il proprio figlio. Intanto i tre nipoti di Neddu, contattati dal notaio Luigi Torrini (Pietro Barbagallo) affinché preparino i documenti relativi alla futura suddivisione dell’eredità dello zio, appresa la notizia della fuga danno vita ad un esilarante ventaglio di equivoci e colpi di scena con un finale imprevedibile. Divertentissimi e pittoreschi anche i battibecchi con l’arguto Febronio, segretario del notaio (interpretato da Seby Leonardi). Per la regia di Mario Scadurra e di Rocco Scardaro, hanno animato le scene gli attori (nella foto) della compagnia “Ars Theatri” diretta da Seby Leonardi: Mario Scandurra (Ntoni), Rosalia Costa (Mimma), Giusy Costa (Venera), Sebastiano Titola (Jano), Marco Russo (Loro) e Lucia Musmeci (Mara). “Nata quasi per gioco, "Ars Theatri" - spiega Leonardi -. Non è solo una semplice compagnia amatoriale di teatro dialettale, è anche una famiglia nella quale si parla, ci si confronta, ci si aiuta vicendevolmente regalandosi, avendo tutti la possibilità di esprimere le proprie idee e le proprie capacità, di crescere insieme. Ci alterniamo nella regia, nella recitazione, nei suggerimenti, nella ricerca di oggetti e costumi, per la buona riuscita di ogni spettacolo. Proponiamo il lavoro di Angelo Scammacca con l’intento di offrire al nostro pubblico un momento di svago porgendo, al contempo, una riflessione sugli aspetti rilevanti dell’esistenza”.                        

R.S.

venerdì 19 luglio 2013


 
Al Castello di Calatabiano

“Codice Temporale” di Silvio Porzionato

 

A cura del MacS (Museo Arte Contemporanea Sicilia) di Catania, domenica 21 luglio 2013, alle ore 21, nell’incantevole cornice del Castello di Calatabiano (Ct), si terrà il vernissage della mostra intitolata “Codice Temporale” di Silvio Porzionato. Saranno presenti: il Direttore del MacS (Giuseppina Napoli), il curatore del MacS (Alberto Agazzani) e l'artista, Silvio Porzionato.

 
Silvio Porzionato (autore  della mostra “Codice Temporale”) - “Durante il mio primo soggiorno in Sicilia, dove mi sono recato per visitare il  museo MacS, ancora in costruzione, sono stato invitato dall’Ing. di Prima e dal Direttore del MacS, la Sig.ra Giuseppina Napoli, al Castello di Calatabiano. Di fronte allo spettacolo del Castello, ho avvertito il grande fascino di quel luogo depositario di una storia millenaria e testimone delle civiltà del Mediterraneo che lo hanno abitato.  Allora ho cominciato a pensare  al tempo ed a come potevo io, fuori dalle logiche scientifiche, filosofiche, storiche, apportare un mio personale contributo con gli strumenti che frequento e che mi sono propri. Il risultato di questo pensiero è  “Codice Temporale”,  una mostra che è un’istallazione pittorica creata per il Castello di Calatabiano e sul Castello di Calatabiano, per raccontare lo scorrere del tempo attraverso i volti dei miei personaggi. Il mio desiderio è quello di riuscire così a fondere il concetto del tempo che ho elaborato con quello che è espresso dal Castello: questo suggestivo Castello lo racconta attraverso le sue pietre, io attraverso le mie opere”.

 

Alberto Agazzani (Curatore MacS) – Il concetto di tempo così come l'arte stessa sono invenzioni e prerogative tutte e solo umane, strettamente legate fra di loro. È infatti anche per vincere la misteriosa fatalità del tempo ed il vuoto che esso provoca che i nostri antenati inventarono l'arte, ossia un “mezzo” in grado di donare immortalità alla memoria di coloro divorati dall'insaziabile e ineluttabile voracità di Chronos. Il ritratto, dunque, sin dalla sua origine sacra, quel velo della Veronica modello di ogni icona ortodossa, nasce per riempire il vuoto che l'oblio del tempo provoca, tramandando una memoria oltre e attraverso il tempo stesso, così tentando di vincerne il terribile, fatale oblio. Nel Castello di Calatabiano, luogo nel quale millenni di storia trovano forma e sostanza, Silvio Porzionato, ritrattista infallibile e come tale fine psicologo, lancia la nuova, inedita sfida a Chronos attraverso un'installazione composta da oltre cento ritratti, ognuno dedicato ad ogni anno di una ideale vita: una galleria sterminata di “specchi di Chronos” resa ancor più suggestiva dalla severità delle mura millenarie del castello. Significativo e concettualmente centrale risulta la circostanza per la quale i soggetti di questi ritratti appartengono ad una normale e qualunque quotidianità, scelta che trasforma ogni tela in una sorta di ideale specchio attraverso il quale osservare lo scorrere del tempo sul volto e nell'anima di ognuno di noi, cogliendo in maniera vivida, profonda e psicologicamente sottile, come solo la pittura può compiere, quell'inquietudine o serenità fuggente e sfuggente sottesa fra un attimo “che non è più” ed uno “che non è ancora”. Attimi di cosciente consapevolezza che nel loro insieme trasformano ognuno dei nostri volti (e quindi delle nostre vite) in simulacri di storie in costante divenire, uniche ed irripetibili”.

 
Giuseppina Napoli (Direttore MacS) - “In linea con la filosofia del MacS che intende perseguire un’unione tra passato e presente, tra antico e contemporaneo, in un dialogo con la storia dell’arte di tutti i tempi, abbiamo scelto di portare la personale “Codice Temporale” di Silvio Porzionato, talentuoso artista piemontese, in un luogo che unisce in sé tempo e memoria e che è il sito perfetto per apprezzare le straordinarie opere di questo artista che restituiscono visivamente il tempo dell’uomo. Il Castello di Calatabiano è infatti un sito storico tra i più importanti e suggestivi della Sicilia Orientale che, dopo un’imponente opera di restauro e innovazione tecnologica è oggi visitabile e frequentato da 40/50.000 visitatori l’anno che lì ritrovano la storia della civiltà e dei popoli del Mediterraneo. Nelle sale del Castello verrà ospitata la personale “Codice temporale” che è un’istallazione contemporanea-figurativa; si tratta di 112 tele create appositamente dall’artista che è rimasto così colpito e suggestionato da questo luogo millenario, tanto da volerlo “vestire” con una mostra il cui tema è il tempo inteso cronologicamente e percepito dall’uomo nell’unico modo reale, cioè attraverso il suo scorrere fisico, lo scorrere del tempo sull’uomo”.

 
Biografia Silvio Porzionato, nasce a Moncalieri (TO) il 06 Giugno del 1971. È un pittore figurativo che predilige la pittura ad olio ed acrilico su tele di grandi dimensioni, concentrandosi  prevalentemente sull’uso cromatico del bianco e nero e su vari toni di grigio, raccontando in pittura le sue personalissime riflessioni sull’uomo e, inevitabilmente, sul fluire del tempo. Dopo un diploma di maturità artistica, si occupa per un decennio di design per un’importante azienda torinese. Decide poi di ricominciare una nuova vita nel silenzio della terra del Roero (CN), in intimo contatto con la natura e con l’arte. La sua attività espositiva ha inizio nel 2007, anno in cui è selezionato al “Premio Arte Mondadori”. Nel 2010 vince il premio della critica a “Saluzzo Arte” e realizza un'opera permanente per il Museo d'Arte Urbana di Torino. Prende successivamente parte a numerose  mostre collettive e personali. Nel 2011 è selezionato per la 54. Biennale di Venezia, esponendo sia all'interno del Padiglione regionale che del Padiglione Italia a Torino, Sala Nervi. Recentemente ha scelto di spostarsi nella sua nuova casa-studio a Pancalieri (TO), dove dipinge tuttora.
 
(R.S.)
 
Silvio Porzionato. Codice Temporale
a cura di Alberto Agazzani
Inaugurazione: 21 Luglio 2013 (ore 21,00)
Conclusione: 6 Gennaio 2014
In mostra 0-99, installazione di 100 quadri, 2013, olio su tela, cm 30x40
K0020, 2013, olio su tela, cm 150x200
K0040, 2013, olio su tela, cm 150x200
K0060, 2013, olio su tela, cm 150x200
K0080, 2013, olio su tela, cm 150x200
KU13, 2013, olio su tela, cm 130x170
KU29, 2013, olio su tela, cm 130x170
KU50, 2013, olio su tela, cm 130x170
KU75, 2013, olio su tela, cm 130x170
KD13, 2013, olio su tela, cm 130x170
KD29, 2013, olio su tela, cm 130x170
KD50, 2013, olio su tela, cm 130x170
KD75, 2013, olio su tela, cm 130x170
 
Sede: Castello di Calatabiano
Indirizzo: Via Alcantara, 142 - 95011 Calatabiano (CT)
Telefono Castello di Calatabiano: 095 640450 - 340 3884808
Telefono MacS: 095 715 2207 - 342 301 7376
Orari Mostra: Tutti i giorni dalle ore 9:00 alle ore 22:00. Orario continuato.
(ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura).
Ingresso: Intero: € 5,00 - Ridotto: € 3,00 (tra 6 e 18 anni ed oltre 65 anni) + € 2,00 ascensore; gratuito
(bambini sotto i 6 anni; diversamente abile)
Catalogo: Edizioni MacS
Web: www.museomacs.it - www.castellodicalatabiano.it
Mail: info@museomacs.it - info@castellodicalatabiano.it
Ufficio Stampa: ufficiostampa@museomacs.it
 

 

domenica 23 giugno 2013

Vernissage inaugurale del MacS a Catania


Vernissage inaugurale del MacS
Museo Arte Contemporanea Sicilia
Protagonista il giovane pittore catanese Alfio Giurato

 

Venerdì 28 giugno 2013, alle ore 20.00, nella Badia piccola del  Monastero di San Benedetto di via Crociferi, a Catania, si terrà, con la mostra di Alfio Giurato, il vernissage del MacS (Museo Arte Contemporanea Sicilia). Interverranno: il Direttore del MacS, Giuseppina Napoli, il curatore del museo, Alberto Agazzani, e l'artista Alfio Giurato.

Il progetto MacS nasce dal duplice desiderio di valorizzare i beni culturali del patrimonio siciliano e promuovere l’arte contemporanea, italiana e internazionale.

Giuseppina Napoli (Direttore MacS)È nella Badia Piccola del Monastero di San Benedetto che si inaugura il MacS, spazio museale che nasce all’interno di un tempio di spiritualità e bellezza. Il MacS è solo un piccolissimo gesto, un tenue respiro rispetto all’immensità storico-artistica che lo circonda. Eppure questo piccolo spazio ci consente di ritrovare tra le sue austere mura claustrali, il tempo. Il tempo di riprendere in mano la storia passata e imparare a custodirla con rispetto, di comprendere il presente e di tornare a sognare costruendo il futuro. Il tempo della nuova crescita e dei nuovi incontri. Ed ecco che arriva il tempo di Alfio Giurato”.  

Alberto Agazzani (Curatore d’arte MacS)Alfio Giurato rappresenta, nella sua estrema violenza e bellezza, la reazione figurativa (e quindi intellettuale) ai quesiti ed alle inquietudini poste a noi da un tempo al termine della sua notte. Utilizzando una tecnica raffinatissima e manifesta di un talento non improvvisabile né indifferente, Giurato dipinge grandi (e piccole) tele con intensità e qualità espressiva sempre al limite del parossismo. La forza delle sue immagini non nasce da nessuno dei “giochetti”, delle trovate o degli escamotages infantili, dalle facili (e non di rado volgari) provocazioni tanto care alla contemporaneità più modaiola d'oggi, no e mai. La pittura di Giurato è senza tempo e senza patria, antica alla maniera dell'ultimo Tiziano o Rembrandt, misteriosa e teatrale come un caravaggesco eppure intrisa di un sentire più futuribile che meramente attuale”.

Alfio Giurato (l’artista) - Alfio Giurato nasce a Catania il 19 Febbraio del 1978, dove vive e lavora. Dopo aver conseguito il diploma in decorazione pittorica all’Istituto d’Arte di Catania, si laurea, nel 2005, in pittura all’Accademia di Belle Arti con il massimo dei voti e la menzione speciale. Conclusi gli studi si dedica interamente al suo percorso artistico. (www.alfiogiurato.it).
 
R.S.
 

Alfio Giurato. Furia Corporis
a cura di Alberto Agazzani
MacS – Museo Arte Contemporanea Sicilia
via Crociferi – via S. Francesco n. 30, Catania
dal 28 giugno al 15 settembre 2013
Orari: ore 10.00 – ore 19.00 (chiusura il giovedì)
Catalogo edizioni MacS

Info e contatti
MacS, Museo Arte Contemporanea Sicilia – sito storico Monastero di San Benedetto di Via Crociferi, Catania (CT)
Web:
www.museomacs.it
Mail: info@museomacs.it
Ufficio Stampa: ufficiostampa@museomacs.it
Tel: 095 715 2207 - 342 301 7376

giovedì 30 maggio 2013

Il MacS inaugura con Alfio Giurato


 
 
Venerdì 28 giugno 2013 alle ore 20 Inaugurazione del MACS - Museo di Arte Contemporanea Sicilia al Monastero delle Benedettine di Catania, in via Crociferi, con la mostra di Alfio Giurato. Saranno presenti: il Direttore del MACS, Giuseppina Napoli, il curatore del museo Alberto Agazzani e l'artista. “Il progetto MACS – Giuseppina Napoli (Direttore MACS) - dice è fortemente legato alle istanze tendenti alla valorizzazione dei beni culturali del patrimonio siciliano e alla promozione dell’arte contemporanea italiana e internazionale. La filosofia è quella di instaurare un dialogo tra l’arte del passato e l’arte contemporanea. Il luogo che ospita il museo è un contenitore architettonico così prezioso da essere uno dei contesti monumentali più importanti della città di Catania e dell’intera Sicilia. È nella scelta del Monastero delle Benedettine come sede  che c’è l’essenza stessa del MACS”.  Ogni critico d'arte o curatore – aggiunge Alberto Agazzani (Curatore d’arte MACS)dovrebbe incentrare la propria speculazione e la propria ricerca in una direzione espressiva e filosofica ben precisa. La mia da sempre si svolge attorno a due concetti. Bellezza e Tradizione del nuovo. Bellezza non intesa come un mero fattore estetico, ma come categoria etica e spirituale, portatrice di un mistero che ci rimanda al mistero dell'empireo invocato dai nostri antenati. La Tradizione del Nuovo, definizione solo apparentemente ossimorica, è una caratteristica fondamentale di tutta l'arte, di tutti i tempi, ed in particolare di quella italiana. Attraverso i secoli le forme della realtà sono state le medesime (corpi, oggetti, paesaggi, ecc), ma sempre trasfigurate dagli artisti in immagini sempiterne, caricate da pulsioni ed emozioni sempre nuove. L'obiettivo che mi propongo, in sintonia con la direzione del Macs, è proprio quello di dimostrare una serena continuità coi secoli che ci hanno preceduto. Una grande attenzione, dunque, all'espressività, che mai come nel nostro tempo si è arricchita di aspetti inediti, anche grazie agli straordinari apporti della tecnologia e di eventi storici (due guerre mondiali, il terrorismo, il crollo delle ideologie, ecc) mai vissuti in maniera così immediatamente partecipe e documentata. Un'arte bella, da contemplare, comprensibile da tutti sebbene misteriosa. Il Macs ospiterà opere museificate non per i blasoni dei loro creatori, ma per il loro oggettivo valore espressivo, etico ed estetico. Quindi grandi maestri del nostro tempo, ma anche giovani, magari debuttanti che dal Macs possano partire nel loro viaggio. Pittori, scultori, fotografi e videoartisti di ogni parte del mondo, accomunati da un sapere tecnico senza tempo ma prestato a sensibilità contemporanee. […] Il MACS nasce all'interno di uno dei più incredibili luoghi della Sicilia e del mondo. Un monastero di clausura nel quale da secoli si compie il mistero della contemplazione, della preghiera e della meditazione e dove la Bellezza si manifesta come un'emendazione dello spirito. Tutto questo, che giunge a noi da secoli e secoli di storia e meditazione su di essa, costituisce l'impianto espressivo di base del nascente MACS. George Bernanos, nel suo "I dialoghi delle carmelitane", fa esclamare alla santa madre badessa, rivolgendosi all'aspirante novizia Bianca: "Il nostro compito è di pregare, come quello di una lampada è far luce. A nessuno verrebbe in mente di accendere una lampada per illuminarne un'altra". Il MACS intende seguire lo stesso principio: illuminare. Su un tempo, il nostro, reso oscuro dal relativismo e dall'afasia, dall'indifferenza”. Protagonista dell’inaugurazione del MacS l’artista catanese Alfio Giurato classe 1978. Dopo essersi diplomato all’Istituto Statale d’Arte si laurea all’ Accademia di Belle Arti della sua città nel 2005. Vive e lavora a Catania. Di lui scrive Agazzani: “Gli interrogativi che la sua pittura ci pone (...) rappresentano la reazione intellettuale ai quesiti ed alle inquietudini poste da un'epoca all'inizio del proprio collasso. Giurato si pone in questo contesto con una soluzione estrema, non mediata da alcun compromesso e priva di qualunque protezione, consolazione, rifugio. Una pittura che nasconde e nega il suo passato, o tenta di farlo, ma che scopertamente non si nega il ricorso ad una drammaticità teatrale caravaggesca, nell'utilizzo di tagli luminosi drammaticamente estremi e resi ancora più esasperati dall'utilizzo violento di un colore mai naturalistico”.

Salvo Cifalinò  

Dietro l'Italia sofferente




Lo so rischio, di essere tacciato di banale ipocrisia, dicendo che se fossi io al posto di un illustre politico a percepire una pensione superiore ai 30.000 euro al mese, mi porrei un serio problema di coscienza. Invece queste persone, si vedono passare tanto sereni, ognuno con la propria ragione, con la propria disinvoltura, tanti discorsi, tante risate e alla fine una grande certezza che non si sono resi conto del momento gravissimo della economia delle famiglie italiane. Poi c’è il pensionato più ricco d’Italia che percepisce 90.000 euro al mese, il deputato che, con un solo giorno di presenza in parlamento, potrà contare su una pensione per tutta la vita. Ci sono pensioni che si accavallano, doppie, triple e quadruple. Insomma tutto perfettamente legale, quando si devono sistemare delle cose che li riguardano vengono applicate le leggi con sorprendente rapidità e si concretizzano sorprendentemente con l’abbattimento delle difficoltà burocratiche che, in Italia ci rendono noti nel mondo. Lode a Mario Giordano, senza di lui forse nessuno avrebbe avuto queste notizie. Uno stile giornalistico semplice, diretto con il solo scopo di dare un’informazione. Con la sua voce sottile e la sua grande onestà, nel suo ultimo libro “Sanguisughe” mette il dito nel labirinto delle pensioni d’oro, ai privilegi, agli abusi della previdenza, che gravano sulle spalle dei contribuenti mettendo a rischio il futuro dei nostri figli.
Dietro l’Italia sofferente come si fa a non ricordarsi del referendum abrogativo promosso dai Radicali italiani nell’aprile 1993 che vede il 90,3% dei voti espressi a favore dell’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti? Altro che democrazia e sovranità popolare. Nello stesso Dicembre del 1993 il Parlamento, in barba alla sovranità popolare, aggiorna  la già esistente legge sui rimborsi elettorali e viene subito applicata, in occasione delle elezioni del 27 marzo 1994, erogando per l’intera legislatura in una unica soluzione 47 milioni di euro. E così via fino ad arrivare ai nostri giorni, con le note mostruose degenerazioni, circa l’impinguamento discrezionale di spesa a titolo di rimborsi elettorali. Nella Regione Lazio venivano effettuati tagli alla sanità, sopprimendo posti letto agli ospedali per consentire l’increscioso gonfiamento dei capitoli di rimborso elettorale. Una valanga di denaro pubblico sperperato in mano a persone spregiudicate, artefici delle note vicende giudiziarie, fino all’inaudito caso dell’investimento in Tanzania.
Dietro l’Italia sofferente, resto ancora sgomento, quando nei telegiornali si affaccia il parlamentare di turno affermando che si sta studiando per cercare le risorse economiche per fare fronte al mancato gettito dell’IMU, la tanto odiata tassa della prima casa che si vuole sopprimere. Insomma nessuno pensa che è necessario andare ad incidere sulla spesa dello stato che pare sia tanto quanto quella di Francia, Germania e Inghilterra messi insieme.
Dietro l’Italia sofferente, si parla di aiuti di stato per 3,9 miliardi di euro alla banca Monte dei Paschi di Siena, diciamo per colmare disastri gestionali, tanto per essere generosi, e senza altre definizioni, per non procurarci ancora crepacuore. Pare che, in linea di massima, sia l’equivalente al gettito della tassa della prima casa, cioè quei soldi estorti alle famiglie che, con grandi sacrifici, hanno coronato il sogno di avere un nido proprio e che, nella maggior parte dei casi, stanno pagando ancora il mutuo, proprio quei soldi potranno essere destinati a rimpinguare le casse della banca senese.
Dietro l’Italia che soffre, che dire del caso ILVA di Taranto? Stupisce più che mai vedere quanto lo stato sia sconnesso nei suoi organi e nei suoi provvedimenti, capace solo di produrre disastri sopra disastri alla povera gente. Come si può pensare, in un momento economicamente così tragico, mettere in difficoltà una azienda che, con tutto l’indotto, dà lavoro a 40.000 persone? L’ILVA è una risorsa italiana che fornisce prodotti siderurgici finiti ai mercati internazionali ed alimenta ampi settori dell’industria metalmeccanica nazionale e che pone la nazione fra i paesi più industrializzati del mondo. Mi sforzo di capire la logica, l’opportunità e l’obiettivo dei provvedimenti giudiziari nei riguardi di Emilio e Nicola Riva patron dell’ILVA e dell’ex direttore dello stabilimento di Taranto. Come prima iniziativa, non esiste logica e nemmeno opportunità, in un periodo di così grave crisi economica, andare a colpire lo stato maggiore, cioè coloro che rappresentano il cervello del complesso produttivo. Non si possono creare ulteriori disastri alla disoccupazione, non esiste obiettivo perché così andiamo nella direzione della distruzione e non in quella del risanamento. Mi chiedo piuttosto, dopo decenni di attività industriale, ci stiamo accorgendo solo ora che l’industria inquina l’ambiente? Dove sono stati gli organi di controllo dello stato, preposti alla sorveglianza di tale attività industriale? Siamo sicuri che oggi sia questo il modo risolutivo di affrontare l’emergenza? Siamo sicuri che invece non poteva esserci un più proficuo lavoro coordinato tra stato e  magistratura al fine di mettere in atto dei progetti che, prioritariamente, potevano dare la massima garanzia al prosieguo del lavoro aziendale e del mantenimento del potenziale umano lavorativo? Siamo sicuri che, per prudenza, non potevano essere procrastinati e meglio programmati i provvedimenti verso le eventuali responsabilità, sia dei controllati che dei controllori? Siamo sicuri che questi provvedimenti intrapresi rappresentano la maggiore garanzia al programma di risanamento? Anzi, se l’Ilva chiude, ci sarà solo una realtà: altre decine di migliaia di disoccupati, la distruzione dell’industria metalmeccanica nazionale, la dipendenza a reperire materie prime per il fabbisogno nazionale, per quel che rimane viste le delocalizzazioni, dai mercati internazionali e sicuramente l’onere allo stato del risanamento dell’ambiente.
È penoso tuffarsi in queste problematiche e capire che non si procede nella direzione giusta. Continui conflitti di stato, da un lato provvedimenti giudiziari che infliggono colpi mortali alla vita dell’azienda e dall’altro ricuciture del governo solo per frenarne la distruzione. Niente di serio, niente di coordinato, sempre iniziative non finalizzate alla vera soluzione dei problemi. A volte l’assurdità delle azioni fa pensare a un colossale disegno diretto a distruggere quanto di buono ancora esiste. La chiusura dell’Ilva a chi può servire?
                                               
Giovanni Andriano