giovedì 30 maggio 2013

Francesco Foti - Intervista al cantautore




 
Francesco Foti è nato a Giarre (CT) nel 1979 (www.francescofoti.net, NdR). Cantautore e poeta, ha già pubblicato due sillogi di poesia in vernacolo siciliano: “Afotismi”  e “Jettu uci senza vuci”  entrambi prefati da Mario Grasso ed editi dalla Casa Editrice Prova d’Autore. È membro del Gruppo Letterario Convergenze con il quale svolge un’intensa attività culturale in tutta la Sicilia. Nelle vesti di autore ha firmato due canzoni del nuovo disco “IO” di Alessandro Canino in edizioni “ROS group” di Rossano Eleuteri e distribuzione “Self” in uscita il 4 giugno 2013.
Sempre in edizioni “ROS group”, tra qualche settimana uscirà il suo primo singolo dal titolo “L’uomo nero”.


1.      Francesco Foti, cantautore e poeta, cosa è per te la parola?

La parola è un mezzo fondamentale per la comunicazione, specie nel mio lavoro, perché non può esistere una canzone senza parola, come non può esistere poesia senza parola. Anche se in questo secondo caso, il discorso potrebbe diventare molto più complesso, poiché ritengo che una melodia possa da sola esprimere poesia.


2.      In un’epoca in cui tutto deve avvenire e divenire in tempi brevissimi, come vivi il tuo essere artista?

L’epoca attuale, che è quella del consumismo, della globalizzazione e dell’apparire, tende a soffocare la qualità. Le nuove generazioni spesso ignorano i sacrifici che stanno dietro un podio, in riferimento a qualsiasi tipo di traguardo: di un percorso di studi, sportivo o artistico. Purtroppo, si pensa che tutto sia dovuto quando è chiaro che non è così. Se si crede, si ama e si desidera fermamente qualcosa, occorre lottare per raggiungerla, studiare per far sì che il traguardo si avvicini. In TV ci propinano parecchi talent, ma io sono convinto che, il talento da solo non basti, restando una dote fine a sé stessa. Occorrono, appunto, studio e sacrifici. Invece si cerca di far credere che sia possibile ottenere tutto con il minimo sforzo o addirittura senza. È chiaro come questo modo di fare sia finalizzato a confezionare un prodotto di consumo “usa e getta”, perché, com’è vero che in tre mesi si fa credere di essere diventati artista, è altrettanto vero che poco dopo, il 90% di questi “artisti” si possa ritenere finito perché la TV urla impietosa “avanti il prossimo”.
Personalmente, sono sempre stato educato ai sacrifici e al sudore perché sono le uniche due cose che ripagano realmente, seppur in tempi più lunghi.


3.      In un tempo scandito dai ritmi frenetici di smartphone e tablet, come scrivi le tue canzoni?

Indubbiamente la tecnologia è di grande aiuto, spesso registro al volo una melodia, canticchiandola al registratore del telefonino, per non farla dileguare. Quindi, non appena possibile prendo chitarra, carta e penna ed affino il tutto.
Non mi privo neanche di utilizzare una vecchia macchina da scrivere; in verità lo faccio più quando scrivo poesie in seguito ad un flusso creativo. Ritengo che la macchina da scrivere con i suoi caratteri impressi con forza sulla carta, creando rilievi e piccole fossette, aiuti a mantenere una visione romantica della vita. E poiché mi considero un nostalgico romantico, adoro particolarmente tutto ciò che conserva in sé un aspetto ed un sapore antico. Di questo potrei parlare ore ed ore senza mai stancarmi, quindi magari al momento mettiamo un punto qui (lo dice ridendo, NdR).


4.      Com’è nata la collaborazione con Alessandro Canino che tutti ricorderanno per la canzone “Brutta” che lo rese celebre negli anni novanta?

La collaborazione con Alessandro Canino è nata grazie al mio produttore Rossano Eleuteri. Sia io che Alessandro siamo entrati a far parte della “scuderia” ROS group (www.rosgroup.it, NdR) più o meno nello stesso periodo e subito dopo ci siamo ritrovati in studio a Rovereto, che si trova in provincia di Trento. Durante il lavoro di scelta delle mie canzoni per il mio disco, Rossano che è lungimirante ha capito subito che alcuni miei brani, con alcune modifiche e adattamenti, sarebbero stati perfetti per il disco di Alessandro, che ha ben accolto la collaborazione apportando una classe indiscutibile: da lì è nato un lavoro a sei mani per le due canzoni che sono “L’amore è amore” e “Sarai”. Ovviamente mi ritengo molto fortunato di poter vantare una collaborazione di questo livello con due artisti che, nonostante abbiamo ciascuno un curriculum così importante, mantengono costante una profonda umiltà.


5.      “L’uomo nero” è il tuo primo singolo, che anticipa l’uscita del tuo primo album. Il brano affronta il delicato tema della pedofilia in chiave quasi fiabesca: come nasce?

Il brano nasce come una dolce ninna nanna con la parola “nero” che salta qua e là tra le sue note. Pensando ai diritti dell’uomo e nello specifico a quelli dei bambini che sono sempre vittime innocenti. La “fusione” di parole e musica è stata un’alchimia incredibile, ho buttato tutto giù di getto senza fermarmi, limando solo pochissimo in seguito il testo. Il risultato è molto equilibrato ed efficace, e ritengo che la canzone mantenga una sua aura fiabesca nonostante la tematica trattata sia molto cruda. L’arrangiamento curato da Rossano Eleuteri ha conferito al tutto una morbidezza e un’atmosfera da sogno.

Roberta Musumeci

Nessun commento:

Posta un commento