Sempre in edizioni “ROS group”, tra qualche settimana uscirà
il suo primo singolo dal titolo “L’uomo nero”.
1.
Francesco Foti, cantautore e poeta, cosa è per te
la parola?
La parola è un mezzo fondamentale per la
comunicazione, specie nel mio lavoro, perché non può esistere una canzone senza
parola, come non può esistere poesia senza parola. Anche se in questo secondo
caso, il discorso potrebbe diventare molto più complesso, poiché ritengo che
una melodia possa da sola esprimere poesia.
2.
In un’epoca in cui tutto deve avvenire e divenire
in tempi brevissimi, come vivi il tuo essere artista?
L’epoca attuale, che è quella del consumismo, della
globalizzazione e dell’apparire, tende a soffocare la qualità. Le nuove
generazioni spesso ignorano i sacrifici che stanno dietro un podio, in
riferimento a qualsiasi tipo di traguardo: di un percorso di studi, sportivo o
artistico. Purtroppo, si pensa che tutto sia dovuto quando è chiaro che non è
così. Se si crede, si ama e si desidera fermamente qualcosa, occorre lottare
per raggiungerla, studiare per far sì che il traguardo si avvicini. In TV ci
propinano parecchi talent, ma io sono
convinto che, il talento da solo non basti, restando una dote fine a sé stessa.
Occorrono, appunto, studio e sacrifici. Invece si cerca di far credere che sia
possibile ottenere tutto con il minimo sforzo o addirittura senza. È chiaro
come questo modo di fare sia finalizzato a confezionare un prodotto di consumo
“usa e getta”, perché, com’è vero che in tre mesi si fa credere di essere
diventati artista, è altrettanto vero che poco dopo, il 90% di questi “artisti”
si possa ritenere finito perché la TV urla impietosa “avanti il prossimo”.
Personalmente, sono sempre stato educato ai
sacrifici e al sudore perché sono le uniche due cose che ripagano realmente,
seppur in tempi più lunghi.
3.
In un tempo scandito dai ritmi frenetici di smartphone e tablet, come scrivi le tue canzoni?
Indubbiamente
la tecnologia è di grande aiuto, spesso registro al volo una melodia,
canticchiandola al registratore del telefonino, per non farla dileguare.
Quindi, non appena possibile prendo chitarra, carta e penna ed affino il tutto.
Non mi privo neanche di utilizzare una vecchia
macchina da scrivere; in verità lo faccio più quando scrivo poesie in seguito
ad un flusso creativo. Ritengo che la macchina da scrivere con i suoi caratteri
impressi con forza sulla carta, creando rilievi e piccole fossette, aiuti a
mantenere una visione romantica della vita. E poiché mi considero un nostalgico
romantico, adoro particolarmente tutto ciò che conserva in sé un aspetto ed un
sapore antico. Di questo potrei parlare ore ed ore senza mai stancarmi, quindi
magari al momento mettiamo un punto qui (lo dice ridendo, NdR).
4.
Com’è nata la collaborazione con Alessandro Canino
che tutti ricorderanno per la canzone “Brutta” che lo rese celebre negli anni
novanta?
La
collaborazione con Alessandro Canino è nata grazie al mio produttore Rossano Eleuteri. Sia io
che Alessandro siamo entrati a far
parte della “scuderia” ROS group (www.rosgroup.it,
NdR) più o meno nello stesso periodo e subito dopo ci siamo ritrovati in
studio a Rovereto, che si trova in provincia di Trento. Durante il
lavoro di scelta delle mie canzoni per il mio disco, Rossano che è lungimirante
ha capito subito che alcuni miei brani,
con alcune modifiche e adattamenti, sarebbero stati perfetti per il disco di
Alessandro, che ha ben accolto la collaborazione apportando una classe indiscutibile: da lì è nato un lavoro a sei
mani per le due canzoni che sono “L’amore è amore” e “Sarai”. Ovviamente mi
ritengo molto fortunato di poter vantare una collaborazione di questo livello
con due artisti che, nonostante abbiamo ciascuno un curriculum così
importante, mantengono costante una profonda umiltà.
5.
“L’uomo nero” è il tuo primo singolo,
che anticipa l’uscita del tuo primo album. Il brano affronta il delicato tema
della pedofilia in chiave quasi fiabesca: come nasce?
Il brano nasce come una dolce ninna nanna con la
parola “nero” che salta qua e là tra le sue note. Pensando ai diritti dell’uomo
e nello specifico a quelli dei bambini che sono sempre vittime innocenti. La
“fusione” di parole e musica è stata un’alchimia incredibile, ho buttato tutto
giù di getto senza fermarmi, limando solo pochissimo in seguito il testo. Il
risultato è molto equilibrato ed efficace, e ritengo che la canzone mantenga
una sua aura fiabesca nonostante la tematica trattata sia molto cruda.
L’arrangiamento curato da Rossano Eleuteri ha conferito al tutto una morbidezza
e un’atmosfera da sogno.
Roberta Musumeci
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