giovedì 30 maggio 2013

Il MacS inaugura con Alfio Giurato


 
 
Venerdì 28 giugno 2013 alle ore 20 Inaugurazione del MACS - Museo di Arte Contemporanea Sicilia al Monastero delle Benedettine di Catania, in via Crociferi, con la mostra di Alfio Giurato. Saranno presenti: il Direttore del MACS, Giuseppina Napoli, il curatore del museo Alberto Agazzani e l'artista. “Il progetto MACS – Giuseppina Napoli (Direttore MACS) - dice è fortemente legato alle istanze tendenti alla valorizzazione dei beni culturali del patrimonio siciliano e alla promozione dell’arte contemporanea italiana e internazionale. La filosofia è quella di instaurare un dialogo tra l’arte del passato e l’arte contemporanea. Il luogo che ospita il museo è un contenitore architettonico così prezioso da essere uno dei contesti monumentali più importanti della città di Catania e dell’intera Sicilia. È nella scelta del Monastero delle Benedettine come sede  che c’è l’essenza stessa del MACS”.  Ogni critico d'arte o curatore – aggiunge Alberto Agazzani (Curatore d’arte MACS)dovrebbe incentrare la propria speculazione e la propria ricerca in una direzione espressiva e filosofica ben precisa. La mia da sempre si svolge attorno a due concetti. Bellezza e Tradizione del nuovo. Bellezza non intesa come un mero fattore estetico, ma come categoria etica e spirituale, portatrice di un mistero che ci rimanda al mistero dell'empireo invocato dai nostri antenati. La Tradizione del Nuovo, definizione solo apparentemente ossimorica, è una caratteristica fondamentale di tutta l'arte, di tutti i tempi, ed in particolare di quella italiana. Attraverso i secoli le forme della realtà sono state le medesime (corpi, oggetti, paesaggi, ecc), ma sempre trasfigurate dagli artisti in immagini sempiterne, caricate da pulsioni ed emozioni sempre nuove. L'obiettivo che mi propongo, in sintonia con la direzione del Macs, è proprio quello di dimostrare una serena continuità coi secoli che ci hanno preceduto. Una grande attenzione, dunque, all'espressività, che mai come nel nostro tempo si è arricchita di aspetti inediti, anche grazie agli straordinari apporti della tecnologia e di eventi storici (due guerre mondiali, il terrorismo, il crollo delle ideologie, ecc) mai vissuti in maniera così immediatamente partecipe e documentata. Un'arte bella, da contemplare, comprensibile da tutti sebbene misteriosa. Il Macs ospiterà opere museificate non per i blasoni dei loro creatori, ma per il loro oggettivo valore espressivo, etico ed estetico. Quindi grandi maestri del nostro tempo, ma anche giovani, magari debuttanti che dal Macs possano partire nel loro viaggio. Pittori, scultori, fotografi e videoartisti di ogni parte del mondo, accomunati da un sapere tecnico senza tempo ma prestato a sensibilità contemporanee. […] Il MACS nasce all'interno di uno dei più incredibili luoghi della Sicilia e del mondo. Un monastero di clausura nel quale da secoli si compie il mistero della contemplazione, della preghiera e della meditazione e dove la Bellezza si manifesta come un'emendazione dello spirito. Tutto questo, che giunge a noi da secoli e secoli di storia e meditazione su di essa, costituisce l'impianto espressivo di base del nascente MACS. George Bernanos, nel suo "I dialoghi delle carmelitane", fa esclamare alla santa madre badessa, rivolgendosi all'aspirante novizia Bianca: "Il nostro compito è di pregare, come quello di una lampada è far luce. A nessuno verrebbe in mente di accendere una lampada per illuminarne un'altra". Il MACS intende seguire lo stesso principio: illuminare. Su un tempo, il nostro, reso oscuro dal relativismo e dall'afasia, dall'indifferenza”. Protagonista dell’inaugurazione del MacS l’artista catanese Alfio Giurato classe 1978. Dopo essersi diplomato all’Istituto Statale d’Arte si laurea all’ Accademia di Belle Arti della sua città nel 2005. Vive e lavora a Catania. Di lui scrive Agazzani: “Gli interrogativi che la sua pittura ci pone (...) rappresentano la reazione intellettuale ai quesiti ed alle inquietudini poste da un'epoca all'inizio del proprio collasso. Giurato si pone in questo contesto con una soluzione estrema, non mediata da alcun compromesso e priva di qualunque protezione, consolazione, rifugio. Una pittura che nasconde e nega il suo passato, o tenta di farlo, ma che scopertamente non si nega il ricorso ad una drammaticità teatrale caravaggesca, nell'utilizzo di tagli luminosi drammaticamente estremi e resi ancora più esasperati dall'utilizzo violento di un colore mai naturalistico”.

Salvo Cifalinò  

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